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domenica 27 settembre 2009

Monza Babele

di giorgio casera


Sono finiti i bei tempi nei quali la parlata straniera nel nostro paese era facilmente individuata come inglese, francese, tedesco e, qualche volta, spagnolo. Magari si capiva poco o nulla del discorso ma di che lingua si trattasse non c'erano dubbi. E poichè erano lingue del "nostro" mondo occidentale ci sembravano quasi di casa, parlate dai nostri vicini (come un veneto che sente parlare un lombardo o un emiliano, ma non un romagnolo o un sardo...)
Ahimé, la caduta del muro di Berlino prima e la globalizzazione poi con le conseguenti migrazioni che questi eventi hanno portato, hanno messo in crisi questo confortevole modello.
Ora a malapena si intuisce lo slavo (ma di quale nazione?). Anche l'arabo si può riconoscere per via dei fonemi aspirati (ma si parla lo stesso arabo dal Marocco alla Siria?). I genitori dei bimbi che giocano vicino alla mia nipotina vengono, penso, dall'Asia meridionale, ma da dove? Pakistan? Sri Lanka? Il loro linguaggio non aiuta a definirlo. E i "vu cumprà" del parcheggio dell'Ospedale nuovo, tutti neri, con quale lingua o dialetto africano si scambiano impressioni sul "business"?
Meno male che a Monza c'è una nutrita colonia sudamericana...

sabato 26 settembre 2009

Spunto per nuova conferenza

di giorgio casera


Leggo, su Repubblica, dell’uscita di un nuovo libro di Guido Crainz, Autobiografia di una Repubblica, sottotitolato Le radici dell’Italia attuale, nel quale l’autore si chiede “cosa siamo diventati, perchè è accaduto? Quando gli italiani hanno cominciato a cambiare? Quando è cominciato il processo degenerativo che ha prodotto la volgarità di un populismo senza regole...?”
Potrebbe essere senz’altro una buona lettura per tanti di noi che sono stati sorpresi da questo tipo di evoluzione (?!) della società civile, per quanto non mancassero segnali inquietanti, percepiti purtroppo in origine solo dalla sensibilità di intellettuali attenti osservatori della società come Pasolini e Calvino (ed io aggiungerei anche l’economista Sylos Labini) e invece colpevolmente ignorati dai politici, cui spettava il compito principale di proteggere la Repubblica da questi pericoli.
Ma potrebbe essere anche l’occasione per sentire direttamente dall’autore, e dibattere con lui, le vicende di questi ultimi 40 – 50 anni che ci hanno portato alla situazione di oggi.
Ci si può pensare per il 2010? Qualcuno conosce Guido Crainz?

venerdì 25 settembre 2009

Monza multietnica

di giorgio casera

Foto tratta da Arengario


Sarà che ho trascorso l'intera estate lontano da Monza. Sarà che ho avuto bisogno di frequentare gli Internet Point (anche Phone Center, come ho potuto constatare) per una settimana ai primi di settembre. Ma mai come oggi mi è apparsa in tutta evidenza la dimensione della presenza di "stranieri" nella nostra città. Stranieri (magari molti saranno già cittadini italiani) di tutti i colori e di tutti i continenti, visibili ormai dappertutto, in centro come nei quartieri periferici, molti, soprattutto gli islamici, vestiti come da loro tradizione o precetto religioso.
Non ho figli in età scolare e quindi non ho elementi per capire quanto questa presenza si rifletta sulla scuola ma la nipotina al nido (privato) ha un compagno figlio di sudamericani ed un altro figlio di una coppia italo-russa.
L'edificio in cui abito sta effettuando la manutenzione delle facciate. Inutile dire che gli operai che lavorano vengono da mezzo mondo (l'unico italiano viene dalla Sicilia). Mi capita di assistere con curiosità alla preghiera serale dei musulmani.
In ogni caso penso: ben vengano, se serviranno a dare una scossa a questa città un pò addormentata e chiusa in sè stessa!

P.S. I phone center - internet point sono tutti gestiti da stranieri e svolgono la funzione di canale di comunicazione tra gli immigrati a Monza e i loro familiari nei paesi d'origine. Il bello è che questo canale è molto economico, sfruttando la rete internet e programmi come Skipe per la comunicazione vocale. Se poi il computer usato per la comunicazione ha anche una web camera (e anche dall'altra parte ci sono gli stessi dispositivi) ciascuno vede il suo interlocutore sullo schermo.
Se anche i nostri emigrati degli anni '50 e '60 avessero avuto strumenti simili...