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venerdì 20 novembre 2009

la banda larga

di Claudio
I giornali sono pieni di articoli sulla banda larga, dopo la bocciatura da parte del governo del relativo finanziamento. In occasione dell'ultima campagna elettorale per l'elezione del sindaco di Milano avevo scritto un articolo sull'argomento per una delle liste concorrenti: l'articolo non fu pubblicato e come punizione divina per questo sgarbo quella lista perse le elezioni.
Pubblico ora l'articolo, con minime variazioni (da allora non è cambiato nulla).

MILANO DIGITALE
A rose is a rose is a rose is a rose diceva Gertrude Stein, sostenendo che obiettivo del linguaggio è portare cose e persone e parole, al di là del puro uso, ad una ”eccitante esistenza”.
E aggiungeva: la civiltà comincia con una rosa.
Noi, nel 21° secolo, potremmo dire: un impulso è un impulso è un impulso; e cosa rappresenta un impulso? (od una storia di impulsi?).
Tutto.
Il controllo della semaforizzazione, il governo dei convogli della MM, i controlli della Polizia Municipale, le misure dei livelli di inquinamento, come anche la produzione dei certificati anagrafici, la notifica delle multe, il calcolo dell’ICI, la mappa del territorio di Milano.
Ma ancora la riproduzione dei meravigliosi quadri ed affreschi di Leonardo, di Foppa, del Bergognone, la fruizione del tesoro di cultura custodito a palazzo Sormani, la registrazione degli acuti delle primedonne della Scala.

L’impulso, scomponibile in seni e coseni trigonometrici, ed in riccioluti integrali, secondo le formule di Fourier, e trasmesso analogicamente, si deforma, decade, perde buona parte del suo significato originario (addio crome e biscrome, addio delicate sfumature dei panneggi dei maestri del rinascimento, addio inflessioni che fanno riconoscere le voci amiche) e, ampliato e rigenerato diversamente a seconda dell’altezza della armonica, muta.



L’impulso digitale, rigenerato nel suo percorso sempre eguale a se stesso, non muta: un impulso è un impulso è un impulso.

L’unico nemico dell’impulso è la ristrettezza della banda, il suo miglior alleato la cristallina purezza delle fibre ottiche, veicolo ideale dalla banda teoricamente infinita.
Milano ha nel proprio sottosuolo, più di 300.000 km di fibra ottica.
Milano ha prestigiose Università dove ingegneria ed informatica sono insegnate a livello di assoluta eccellenza.
Milano dà sede a prestigiose aziende, nazionali ed internazionali, leader nei settori della informatica, dei sistemi informativi, della consulenza direzionale.
Milano ha un traffico che satura tutte le risorse viarie disponibili.
Milano ha un elevato livello di inquinamento atmosferico.
Milano ha tutte le risorse per essere un centro di turismo culturale, di ricerca scientifica, di sviluppo industriale, ma non sfrutta queste risorse.
Milano ha tradizioni altissime nel mondo dei commerci, della finanza, delle fiere, ma queste tradizioni si stanno offuscando.
Si fugge da Milano per abitare altrove, si corre a Milano per trovare lavoro qualificato.
Ed allora sfruttiamo la tecnologia (sempre come mezzo, mai come fine) per dare un contributo, parziale ma sostanziale, alla soluzione dei problemi.
E quindi smaterializziamo la carta, eliminiamo all’origine le defatiganti code agli enti pubblici, comprimiamo il tempo di attraversamento delle pratiche negli uffici comunali, usiamo notifiche elettroniche (addio a messi, fattorini, portaborse, incensieri e turibolanti).
E ancora portiamo nelle case di tutti le biblioteche, i musei, le mostre, la partecipazione ad eventi.
Ed ancora a casa di tutti le diagnosi cliniche, l’assistenza di primo intervento, la prenotazione dei servizi assistenziali.
E la cultura, la formazione permanente, la partecipazione a gruppi di interesse e di solidarietà.
Gli strumenti ci sono, c’è la cultura, ci sono anche, e soprattutto, i problemi.
Non bisogna inventare nulla.
Bisogna fare.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

eh, sì, Milano è proprio malmessa.
meno male che noi si sta a Monza,
che, come ognun sa,
dispone di una banda così larga
che la banda Bassotti
è corsa a nascondersi:
noi siamo già trigitali.

ottavio ha detto...

Bisogna fare! facile a dirsi, ma a farsi...
Quando vedo che Milano è governata (da 15 anni) da gente che pensa al proprio "particulare", supportata da lobbies che pensano al proprio "particulare", ebbene, non è così scontato.
"La banda larga, bella, ma noi cosa ci guadagniamo?", immagino sia un loro pensiero al riguardo. E i cittadini? Che aspettino!
saluti
Giorgio

Anonimo ha detto...

Banda larga: sì, ne avremmo bisogno a Monza. E dire che parecchi anni fa, una quindicina, alcuni quartieri di Monza, così come quelli di moltissime altre città, furono sconvolti - come adesso da noi per il teleriscaldamento - dalle ruspe che scavavano i fossi per la fibra ottica. Era il famoso progetto SOCRATE di Telecom, a quei tempi ancora azienda essenzialmente pubblica. Ancora oggi sono riconoscibili nel mio quartiere i tombini, unici segni lasciati da quel progetto. Esso infatti abortì, sia per i costi enormi che per inadeguatezza tecnica. Si era infatti scoperto che le prestazioni che il progetto avrebbe offerto erano ottenibili, con investimenti enormemente più bassi, usando il normale doppino di rame, già esistente, e la tecnica DSL, che nel frattempo si diffondeva negli USA.
Ma che ci sia assoluto bisogno della banda larga per l'industria è dimostrato dal fatto, come mi consta personalmente, che alcune aziende hanno preferito stabilirsi a Sesto invece che a Monza proprio perché in quella città il servizio di banda larga è accessibile. Il nostro governo attuale evidentemente preferisce investire le scarse risorse di cui dispone in altri settori.

Solimano ha detto...

Al di là dell'aspetto tecnologico (importante) c'è, ad esempio, che, se voglio andare alla Pinacoreca di Brera e voglio informazioni, mi è più utile andare sulla Web Gallery of Art che sul sito della Pinacoteca. Idem per il cinema, per la musica, per tutto: la divulgazione acculturata in Italia è considerata un vizio, mentre all'estero la fanno i Premi Nobel. Il che significa larghe opportunità per noi, se le sappiamo sfruttare: Franco Isman sa benissimo che una buona fetta delle visite ad Arengario deriva ancor oggi dai Bei Momenti (uno zoccolo dura che sono ben contento che ci sia) e questa congiura fra ignorantaggine e culturaggine (gemelle mefitiche) ha costituito la fortuna del mio blog sul cinema, Abbracci e pop corn... anche se ogni tanto mi piacerebbe che vi arrivassero più visite da Monza che dal Canadà. Ma non si può avere tutto dalla vita!

grazie Claudio e saluti
Primo