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venerdì 26 febbraio 2010

Monza, la Balena Bianca ed i Savoia

di Claudio
 
E' apparso recentemente nel Corriere della Sera un inserto, direi ben fatto, su Monza e Brianza e sulla necessità di una vocazione internazionale, indispensabile per chi fa prodotti di qualità. Ma la fama nel mondo di Monza risale a moltissimi secoli or sono, e non solo in Europa.
Cito il seguente passo da The White Whale:

Chapter xxxvii - Sunset
"I leave a white and turbid wake; pale waters, paler cheeks, where'er I sail. The envious billows sidelong swell to whelm my track; let them; but first I pass.
Yonder, by the ever-brimming goblet's rim, the warm waves blush like wine. The gold brow plumbs the blue. The diver sun - slow dived from noon, - goes down; my soul mounts up! she wearies with her endless hill. Is, then, the crown too heavy that I wear? this Iron Crown of Lombardy. Yet is it bright with many a gem; I, the wearer, see not its far flashings; but darkly feel that I wear that, that dazzlingly confounds. 'Tis iron - that I know - not gold. 'Tis split, too - that I feel; the jagged edge galls me so, my brain seems to beat against the solid metal; aye, steel skull, mine; the sort that needs no helmet in the most brain- battering fight!"
Linguaggio aulico (aulicità di pescatori, sia pure di lungo corso?)

Pensando che all'epoca (prima metà del XIX secolo) la vocazione internazionale degli Stati Uniti si dispiegava nel commercio marittimo, nell'Atlantico e nel Pacifico, la citazione è notevole.
Ma dall'autore del più famoso incipit della letteratura americana ("Call me Ismael"  vale quanto  "Nel mezzo del cammin di nostra vita") ci si può aspettare di tutto.
Quello che non ci si può aspettare però è la previsione della sfiga.
Ma proprio a Monza quel pirla di Gaetano Bresci doveva ammazzare il re? e di fronte alla Forti e Liberi poi? Non sarebbe stato meglio ammazzarlo in piazza Carlo Alberto, a Torino? Più simbolico, più diretto, più efficace.
Per dimenticare il regicidio i Savoia cancellarono Monza (ma qualche secolo prima i Milanesi l'avevano cancellata più drasticamente).
E poi, nel secondo dopoguerra ben altra Balena Bianca si è abbattuta sugli spiriti brianzoli, monopolizzandone il pensiero dei pochi minuti quotidiani non  dedicati al lavoro.
Ma non abbattiamoci, anzi: "ad maiora et meliora"

3 commenti:

Anonimo ha detto...

quella volta, il nonno di Annalisa, a Monza per affari,
passò la notte in guardina
perché pratese, e biondiccio come il Bresci.
a distanza di anni e già un po' fuori,
quando gli fui presentato
mi disse che lui c'era stato, e se la ricordava,
codesta picciola città

quanto alla cancellazione di Monza
penso che non sia nemmeno giusto accusare regicidi, savoia, milanesi, ecc.
mi sembra trattarsi piuttosto di una vocazione
tutta interna al carattere dei suoi abitanti.
ciao, grazie Claudio,
a

Unknown ha detto...

Che giorno è stato pubblicato lo speciale?

Solimano ha detto...

Però, Claudio, potresti mettere la traduzione italiana di quel brano di Melville, il cui inglese è tosto. Io non ce l'ho sott'occhio, sennò la metterei qui nei commenti.
Aggiungo alcune considerazioni:
1. Una spiacevole conseguenza del regicidio fu l'edificazione della Cappella Espiatoria di un brutto, di un brutto, di un brutto però lussuosissimo (aggravante). Almeno a mio avviso.
2. Lì vicino c'è una villa che è stata utilizzata come location del film "Il giardino dei Finzi Contini" di Vittorio De Sica. La location esterna del film è naturalmente Ferrara, molto ben rappresentata, ma la location dell'abitazione dei Finzi Contini e soprattutto del giardino è a Monza. Se nei prossimi decenni avrò un quarto d'ora di tempo ci indagherò, naturalmente per AEP (Abbracci e pop corn).
3. "Una vocazione
tutta interna al carattere dei suoi abitanti
", dice con felice eufemismo Alberto. Niente di grave: a Reggio Emilia, se tre reggiani si trovano in piazza fanno immediatamente una cooperativa che funziona con empatia fra i soci, a Monza la festa più grande (e segreta) è il fallimento del dirimpettaio. Niente di che, si tratta di pure gioie ascose, ma non diamo la colpa ai foresti.

saluti, Claudio e grazie
Primo (Solimano)