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martedì 5 febbraio 2013

Il recupero della Costa Concordia

di Gauss

Il mio amico americano Joe Plaski mi ha mandato una interessante documentazione, ricca di immagini e di dati tecnici, relativa al progetto di recupero della Costa Concordia, un'impresa di ingegneria navale senza precedenti. Il rapporto di Joe è una sintesi del programma televisivo "Sixty minutes" della CBS, che ha dedicato una puntata alla Costa Concordia (http://www.cbsnews.com/video/watch/?id=50137223n). L'ho tradotto riducendolo ulteriormente a una successione di immagini corredate di didascalia.
L'impresa è gigantesca, tale da giustificare l'interesse che suscita in America (più che da noi). A un anno dal disastro, la nave giace ancora su due spuntoni di roccia in un’area marina protetta (barriera corallina). Non può quindi essere smantellata in loco, deve essere rimossa, ciò che pone innumerevoli difficoltà.
Non solo è il più problematico, complesso e costoso salvataggio mai intrapreso, è anche estremamente rischioso, nessuno può dire con certezza che avrà successo. Teniamo presente che la nave pesa 60.000 tonnellate e che il 65% del suo volume è sommerso e pieno d'acqua.
La rimozione del relitto è programmata per l'estate-autunno del 2013. Se l’operazione per qualche imprevista circostanza dovesse fallire, non ci sarebbe altro da fare che smantellarlo in loco, con un gravissimo impatto ambientale. Se tutto andrà come pianificato, la Costa Concordia sarà rimorchiata a un bacino di rottamazione lontano dal Giglio, si parla di Palermo, ma anche di Livorno. La rottamazione richiederà 2 anni di lavoro.
 
Nel gennaio del 2012, la nave da crociera Costa Concordia ha urtato uno scoglio al largo dell'isola del Giglio. Da allora è il più grande relitto di nave passeggeri di tutta la storia della navigazione, molto più grande del Titanic. Nel naufragio hanno perso la vita 30 persone, due mancano ancora all’appello.

Il recupero, interamente addebitato alle compagnie di assicurazione, ha un costo stimato tra 300 e 400 M€, più del costo della nave. 
Il piano di recupero prevede di raddrizzare lo scafo facendolo poggiare su una piattaforma sommersa. 

Per poi portarla a galleggiare. 

Prima di entrare in servizio, ogni operatore deve seguire un corso di 4 giorni di arrampicata su roccia. 

La piattaforma è in costruzione, in più moduli, alla Fincantieri di S. Giorgio di Nogaro nell'Adriatico. Con l'acciaio occorrente per la sua costruzione si potrebbero costruire 3 Tour Eiffel. Ogni modulo sarà trasportato su un'enorme chiatta attorno allo stivale fino al Giglio (un periplo di due settimane).
La piattaforma sarà conficcata sul fondale, enormi tubi di intercapedine, di 8 m di diametro, impediranno che i materiali risultanti dalla perforazione si disperdano e inquinino l’area protetta. 

Già ora la nave è imbragata con cavi di acciaio che la ancorano alla terraferma, ma forti mareggiate potrebbero dislocarla. In tal caso scivolerebbe sul fondo, ciò che renderebbe il salvataggio praticamente impossibile. Il tempo è una variabile importante.
Nella posa dei cavi di ancoraggio sono tuttora impegnati 111 operatori subacquei. Lavorano h24 in turni di 45 minuti. 

Come si farà poggiare la Costa Concordia sulla piattaforma? Il progetto consiste essenzialmente nel saldare un’altra “nave” allo scafo del relitto. La nuova “nave” è costituita da enormi parallelepipedi stagni di acciaio. Sono chiamati “sponsoni” e sono alti quanto un palazzo di 11 piani.


9 sponsoni verranno saldati alla fiancata esposta dello scafo a una distanza massima di 5 centimetri l’uno dall’altro.


Poi gli sponsoni saranno agganciati alla piattaforma con robusti cavi d’acciaio. 

Potenti martinetti idraulici faranno ruotare la nave fino a riportarla in assetto. Gli sponsoni verranno riempiti d'acqua per facilitare l'operazione.

Altri 9 sponsoni saranno saldati all’altra fiancata del relitto.


L'acqua verrà pompata fuori dagli sponsoni e la spinta archimedea conseguente al loro svuotamento provocherà un effetto boa che porterà la Costa Concordia in condizione di galleggiamento (come se la nave fosse avvinghiata a un salvagente). Sarà poi trainata al cantiere di rottamazione a una velocità massima di 2 nodi.


Il progetto di recupero della Costa Concordia è affidato alla joint venture italo americana Titan- Micoperi.

Gauss



  

3 commenti:

ottavio ha detto...

Un progetto interessantissimo (Archimede ne sarebbe compiaciuto!), un ottimo caso di studio per studenti d'ingegheria.
Ma perché ci fa un servizio una TV USA e non una nostra? Ahi ahi, si fa un bel dire:"Fermiamo il declino"!
Giorgio

Anonimo ha detto...

Ringraziamenti:
a Gauss per aver risvegliato il nostro blog
dallo stato catatonico in cui da mesi si ritrovava;
ad Ottavio per aver rotto il ghiaccio dei commenti.

Il servizio è certamente di grande interesse
e penso anch'io che l'attenzione dei media nostrani
dovrebbe essere assai maggiore,
se non altro perché la mostruosa balena spiaggiata
è metafora fin troppo trasparente
delle condizioni del nostro paese...

Gauss ha detto...

Grazie dell'attenzione e dell'apprezzamento, adesso siamo già in tre a sapere di questa ciclopica impresa. Ho chiesto alle persone del mio giro, quasi nessuno ne sa niente, eppure i lavori sono a buon punto e l'evento conclusivo è previsto entro la prossima estate. Un silenzio inspiegabile. Forse, chissà, un motivo potrebbe essere che il progetto di recupero della Costa Concordia è affidato agli americani della Titan Salvage, che sono i migliori al mondo quando si tratta di salvataggi in mare o di recupero di relitti, e non è mai bello riconoscere che, dopo aver combinato un guaio, tocca chiamare altri a rimediare (leggo tra l'altro che sul sito stanno lavorando 400 uomini di 18 diverse nazionalità).
Forse è solo troppo presto, confido che subito dopo il Festival di Sanremo e le elezioni ci sarà tempo che dare conto anche del salvataggio della Costa Concordia.