
era il 25 aprile.
le cerimonie ufficiali
seguono schemi immutabili.
prevedono sostanzialmente
due momenti:
una visita al cimitero
con due-tre soste,
più tardi un corteo, l'Alzabandiera,
la Messa e i discorsi in piazza.
L'altro giorno è successa una cosa nuova:
finite in cimitero le visite di rito,
con la banda e le Autorevoli Autorità,

si son fermati al campo dei deportati;
hanno dato vita ad una cerimonia
molto commovente nella sua semplicità:
la lettura dei nomi dei deportati
con data e luogo dell'arresto,
qualche parola di ricordo,
la lettura di poche righe con ricordi personali
o di una pagina di un libro di memorie,
due tre pannelli con le foto, qualche canto.
Ho dovuto scappare

prima della fine perché,
miracolato del 25 aprile
come mi considero,
non rinuncio alla parte
di cerimonie in piazza.
E così mi è riuscito
di ascoltare due ragazzi,
credo allievi dello Zucchi,
che mi hanno commosso:
due discorsi seri, asciutti,
senza un filo di retorica.

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