di giorgio casera
Visto l'altra sera al Teodolinda.
Per quanto fotografi una situazione già tristemente nota si esce sconfortati, sconsolati (ma alcune scene fanno provare sentimenti di ribellione!).
C'erano stati dei precedenti al cinema (come il "Ricordati di me" di Muccino, 2003) che mostravano la china che stavamo scendendo, ma in Videocracy è tutto rappresentato in chiaro, senza finzione.
Ora, non voglio entrare in dettagli sul film, per non rovinare il dispiacere di chi deve ancora vederlo, ma una riflessione mi scappa.
Nei banchi delle aule di Fisica avevo imparato che l'operazione di misurazione di un fenomeno poteva influire sull'andamento del fenomeno stesso e quindi produrre un risultato differente dal vero. E' un pò come quando giudichiamo un fatto essendo emotivamente coinvolti, non abbiamo cioè "la giusta distanza", per restare in ambito cinema; questo può portare ad una valutazione non obiettiva.
Nel film in oggetto il regista, svedese, guarda alla situazione italiana con il distacco che gli viene dalla sua "lontana" cultura e ritrae fatti e personaggi così
come si mostrano, senza esprimere giudizi, che sono tutti degli spettatori. La sua "neutralità" ha convinto i protagonisti del film a mostrare sinceramente tutto il loro squallore.
Tutto con una chiarezza disarmante.
E così temo ogni "foresto" veda l'Italia e gli Italiani...
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giovedì 1 ottobre 2009
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3 commenti:
Eppure. Non sono convinto che la colpa sia solo della televisione. Sono certe caratteristiche storiche degli italiani a creare le condizioni di partenza. Sto leggendo un bel libro sulla storia della satira politica in Italia: negli anni 1945-48 ci fu un incredibile riposizionamento. Da un giorno all'altro moltissimi da fascisti in camicia nera diventarono antifascisti. Difatti Ferruccio Parri disse, pressapoco: "I partigini erano 100.000 il 24 aprile, divennero 2.000.000 il 26 aprile". In quel libro ho trovato una dichiarazione quasi commovente, di uno che non aveva fatto il salto repentino: "Guardate che io sono stato fascista gratis". E il guaio più grosso, più indecoroso furono proprio gli intellettuali. Ancor ogi, si scopre il passato di qualcuno.
saluti Giorgio
Primo
A volte mi viene il sospetto che non ci abbiano sbattuto fuori dall' Europa solo perchè è molto comodo, per politologi, giuristi, sociologi, giornalisti, cineasti, storici e psicologi avere a disposizione gratis un laboratorio, da osservare appunto alla "giusta distanza", in cui analizzare esperimenti spontanei di straordinaria follia, per quanto riguarda istituzioni, legislazione, mezzi di comunicazione, coesione e disgregazione sociale, comportamenti individuali e di gruppo, mimo, presenza scenica , virtuosismo clownesco,e via psicotizzando per lustri e lustri.
Auguri a tutti
Claudio
Quasi mi pento di avere smesso di lavorare perchè mi sono venuti a mancare i frequenti contatti con i colleghi europei.
Avrei ascoltato volentieri delle franche ed informali opinioni sul nostro sventurato paese.
Saluti
Giorgio Casera
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