di Claudio
I giornali sono pieni di articoli sulla banda larga, dopo la bocciatura da parte del governo del relativo finanziamento. In occasione dell'ultima campagna elettorale per l'elezione del sindaco di Milano avevo scritto un articolo sull'argomento per una delle liste concorrenti: l'articolo non fu pubblicato e come punizione divina per questo sgarbo quella lista perse le elezioni.
Pubblico ora l'articolo, con minime variazioni (da allora non è cambiato nulla).
MILANO DIGITALE
A rose is a rose is a rose is a rose diceva Gertrude Stein, sostenendo che obiettivo del linguaggio è portare cose e persone e parole, al di là del puro uso, ad una ”eccitante esistenza”.
E aggiungeva: la civiltà comincia con una rosa.
Noi, nel 21° secolo, potremmo dire: un impulso è un impulso è un impulso; e cosa rappresenta un impulso? (od una storia di impulsi?).
Tutto.
Il controllo della semaforizzazione, il governo dei convogli della MM, i controlli della Polizia Municipale, le misure dei livelli di inquinamento, come anche la produzione dei certificati anagrafici, la notifica delle multe, il calcolo dell’ICI, la mappa del territorio di Milano.
Ma ancora la riproduzione dei meravigliosi quadri ed affreschi di Leonardo, di Foppa, del Bergognone, la fruizione del tesoro di cultura custodito a palazzo Sormani, la registrazione degli acuti delle primedonne della Scala.
L’impulso, scomponibile in seni e coseni trigonometrici, ed in riccioluti integrali, secondo le formule di Fourier, e trasmesso analogicamente, si deforma, decade, perde buona parte del suo significato originario (addio crome e biscrome, addio delicate sfumature dei panneggi dei maestri del rinascimento, addio inflessioni che fanno riconoscere le voci amiche) e, ampliato e rigenerato diversamente a seconda dell’altezza della armonica, muta.
L’impulso digitale, rigenerato nel suo percorso sempre eguale a se stesso, non muta: un impulso è un impulso è un impulso.

L’unico nemico dell’impulso è la ristrettezza della banda, il suo miglior alleato la cristallina purezza delle fibre ottiche, veicolo ideale dalla banda teoricamente infinita.
Milano ha nel proprio sottosuolo, più di 300.000 km di fibra ottica.
Milano ha prestigiose Università dove ingegneria ed informatica sono insegnate a livello di assoluta eccellenza.
Milano dà sede a prestigiose aziende, nazionali ed internazionali, leader nei settori della informatica, dei sistemi informativi, della consulenza direzionale.
Milano ha un traffico che satura tutte le risorse viarie disponibili.
Milano ha un elevato livello di inquinamento atmosferico.
Milano ha tutte le risorse per essere un centro di turismo culturale, di ricerca scientifica, di sviluppo industriale, ma non sfrutta queste risorse.
Milano ha tradizioni altissime nel mondo dei commerci, della finanza, delle fiere, ma queste tradizioni si stanno offuscando.
Si fugge da Milano per abitare altrove, si corre a Milano per trovare lavoro qualificato.
Ed allora sfruttiamo la tecnologia (sempre come mezzo, mai come fine) per dare un contributo, parziale ma sostanziale, alla soluzione dei problemi.
E quindi smaterializziamo la carta, eliminiamo all’origine le defatiganti code agli enti pubblici, comprimiamo il tempo di attraversamento delle pratiche negli uffici comunali, usiamo notifiche elettroniche (addio a messi, fattorini, portaborse, incensieri e turibolanti).
E ancora portiamo nelle case di tutti le biblioteche, i musei, le mostre, la partecipazione ad eventi.
Ed ancora a casa di tutti le diagnosi cliniche, l’assistenza di primo intervento, la prenotazione dei servizi assistenziali.
E la cultura, la formazione permanente, la partecipazione a gruppi di interesse e di solidarietà.
Gli strumenti ci sono, c’è la cultura, ci sono anche, e soprattutto, i problemi.
Non bisogna inventare nulla.
Bisogna fare.