Pur vivendo nella stessa città, Primo Casalini non lo conoscevo. Fu solo quando cominciai a scrivere per Arengario, che vidi il suo nome in calce a molti Bei momenti. Ne fui più che affascinato, tramortito, un colpo di fulmine! Domandai subito a Franco Isman, l’amministratore di Arengario, chi fosse quel Casalini che sapeva intrecciare con sublime fluidità luoghi d’arte e stati d’animo, capolavori universali e dettagli d’ordinaria quotidianità, e come mai non l’avessi mai visto ai nostri (peraltro rari) incontri. Seppi così che si era invaghito dei blog, ne aveva addirittura creati due o tre, se ne occupava a tempo pieno, e andavano per la maggiore. Cercando in rete, scoprii Stanze all’aria, e iniziai a curiosarci dentro. Tempo dopo, ebbi il piacere di presentare l’oratore di un incontro di Novaluna, il mio fraterno amico e vecchio compagno di scuola Roberto Osculati, illustre teologo. Nel pubblico c’è un signore con la barba che si distingue per un intervento tanto colto quanto critico. E’ Primo Casalini. Il giorno dopo lui ne riferisce su Stanze all’aria, io su Arengario.
La strage degli innocenti, attribuita a Rubens, il pittore che Primo amava più di ogni altro
Passato qualche mese, a un nuovo incontro di Novaluna finalmente ci incontriamo, mi professo abituale lettore del suo blog e sincero ammiratore di Solimano, lui si dice lusingato e si dilunga a parlarmi della sua creatura, dell’importanza che le attribuisce, della valentia letteraria dei guest che ha chiamato a scriverci. Pochi giorni dopo - deve averci pensato su - mi chiama al telefono per chiedermi se mi va di far parte della compagnia.
Il mio primo post a Stanze all’aria è del novembre scorso, è stato breve il tempo della nostra amicizia. Breve ma ricco, Primo mi ha faceva da tutor, mi telefonava, mi veniva a trovare, mi spiegava i trucchi del mestiere: «Le foto più sono grandi meglio è, bada che siano cliccabili, attento che l’anteprima è traditrice e che poi l’aspetto del post può risultare diverso, scrivi di quel che vuoi, ma mi raccomando, commenta, commenta spesso, senza post un blog non esiste, ma senza commenti non è un blog, » Un motivatore scrupoloso e generoso, sempre entusiasta, sempre fiero, mai presuntuoso né falsamente modesto.
La Pudicizia velata di Antonio Corradini, soggetto di uno dei Bei momenti di Primo
Anche se ero io a telefonargli poi parlava lui. Qualunque fosse la ragione della mia chiamata, prima mi doveva dire la sua soddisfazione e le sue idee per il blog: «Senti, Stanze all’aria sta andando bene, molto bene direi, sai, di blog di questo tipo non ce ne sono molti, io lo so chi lo visita e quanti sono, ho un contatore buono io, mica di quelli farlocchi, forse dovrei invitare qualche altro guest, però senza esagerare, non voglio mettere a rischio l’amalgama…» Dovevo interromperlo.
Un conoscitore delle arti figurative come lui non aveva mai visitato il Museo di Arte Contemporanea di Lissone, a me invece molto familiare. Gli raccontai che ospitava le opere del Premio Lissone, una rassegna d’arte che nel dopoguerra gareggiava per importanza con la Biennale di Venezia, facendogli il nome dei grandi pittori che vi avevano partecipato. E lui, subito: «Andiamoci, andiamoci insieme». Lo pregai di pazientare qualche settimana, avrebbe avuto una guida degna di lui, lo stesso direttore artistico del Museo con il quale stavo concordando una visita di Novaluna, che poi fissammo per sabato 13 di marzo. Quel giorno lo pensammo con rammarico, Primo era in ospedale già da una settimana.
Composizione di Mauro Reggiani, Premio Lissone 1952
La mattina del martedì successivo dovevo passare anch’io in ospedale per una mia piccola cosa e, pur sapendo di contravvenire alla regola che vieta le visite mattutine, di tornarmene via senza vederlo non me la sentivo. Scesi al piano dell’Unità Coronarica, dove lo sapevo ricoverato, una grande, silenziosa, ipertecnologica sala circolare al cui centro una giovane dottoressa controllava sui monitor le condizioni dei pazienti disposti su un emiciclo. Le dissi di essere amico di Primo Casalini e che avevo osato affacciarmi per un breve saluto. La dottoressa prese tempo, poi, con mesta gentilezza: «Questa notte si è aggravato, è deceduto due ore fa. Con lui ci sono la moglie e il figlio». Scappai via, a chiamare Alberto e Ottavio per compiangerlo con loro.
Gauss
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