Si chiamava Antonio Buffoni e lo conobbi alla fine degli anni quaranta. Era un distinto signore sulla sessantina, con il colletto della camicia bianco e inamidato e una cravatta nera alla Lavallière. Portava sempre un cappello a lobbia grigio, presumibilmente Borsalino, baffoni e capelli neri . Il suo conversare era semplice e cordiale, con un po' di dialetto milanese spruzzato qua e là come il pepe su un buon minestrone tradizionale.
La sua esperienza guerresca fu brevissima perché fu vittima di uno dei primissimi colpi di fucile non appena il suo reparto giunse a tiro dei tedeschi. Tornò a casa e fu decorato alla fine del conflitto personalmente da un generale francese. Quando andai al suo funerale, il feretro fu salutato dalla bandiera di una associazione di reduci garibaldini e dalla bandiera rossa del partito repubblicano, la vista di questa fece esclamare a un passante "Oh signur, eren giàmoo in quater gatt e adèss in restaa in tri".
I fratelli Garibaldi
Bruno e Costante caddero entrambi sul campo, Bruno al battesimo del fuoco, Costante nel corso della seconda battaglia nella foresta delle Argonne.
La morte di Bruno Garibaldi
Le perdite della Legione furono molto pesanti con 500 tra caduti e feriti dei 2500 garibaldini arruolati. Quando anche l'Italia entrò in guerra, la Legione fu sciolta e i suoi componenti continuarono a combattere nell'esercito italiano.
1 commento:
grazie a Dario,
che ci racconta sempre cose davvero interessanti.
si avvicina effettivamente il 150°
e anche noi vorremmo dare il nostro contributo.
in questo caso non da soli
ma cercando di coinvolgere diverse associazioni
così che ciascuna possa contribuire
nell'ambito dei propri interessi specifici
ad una serie di manifestazioni coordinate.
se Dario fosse disponibile....
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